La storia dell’Azienda Agricola Caputo Maria e del Frantoio Oleario Caputo Ignazio nasce dalla terra, attraversa le stagioni e si rinnova a ogni raccolto. È una storia fatta di scommesse continue.
La prima è quella di ogni olivicoltore: una sfida lanciata alla natura, al cielo, al destino. Perché produrre olio significa affidarsi al sole e temere la grandine, sperare nella pioggia giusta e scongiurare la mosca olearia.
Ma non basta. La famiglia Caputo ha scelto anche un’altra scommessa: quella del rispetto. Rispetto per la terra, per i suoi ritmi, per un’agricoltura pulita, senza forzature. Un impegno che non ammette scorciatoie, ma che restituisce autenticità, dignità e identità all’olio prodotto. Alla fine degli anni ’90, il frantoio Caputo è una seconda casa per Ignazio e Rosaria: un luogo dove lavoro e famiglia si fondono. Ma nel 1999, la scomparsa improvvisa di Ignazio scuote le radici di quel mondo. È allora che Mauro Altomare, genero di Ignazio e ingegnere meccanico, sceglie di raccoglierne l’eredità. Una decisione coraggiosa, fatta d’amore e visione: traghettare il frantoio nel nuovo millennio, unendo tradizione e innovazione. Mauro è tra i primi in Puglia a installare un impianto MORI e ad avviare una linea produttiva completamente biologica.
Nel 2020, un nuovo duro colpo: il Covid si porta via anche Mauro. Ancora una volta, la storia sembra interrompersi. Ma non finisce. Sono i suoi figli, Ignazio e Antonio, insieme alla madre Maria Caputo, a riprendere il filo. Anche loro, provenienti da percorsi diversi, scelgono di tornare alla terra per onorare un’eredità e portare avanti un sogno. Oggi, gli oli del Frantoio Caputo raccolgono premi e riconoscimenti, raccontando in ogni goccia la storia autentica della Puglia e di una famiglia che ha saputo resistere.
Perché il Frantoio Caputo non è solo un luogo di produzione: è un racconto familiare che si rinnova di generazione in generazione. Una storia fatta di scelte difficili, ma mai rinnegate.
Una storia scritta, da sempre, da Frantoiani Coraggiosi.